La sospensione della patente da una settimana a quindici giorni sarà applicata anche a chi guida parlando al cellulare. Lo stabilisce un emendamento del Pd riformulato dal governo che ha ottenuto semaforo verde in commissione Trasporti della Camera: il 21 febbraio i deputati hanno concluso l’esame dei 770 emendamenti presentati in sede referente. La stretta si aggiunge a quelle già previste dal ddl di riforma del Codice della strada presentato dal governo in Parlamento e che all’articolo 17 prevede peraltro una delega.
La nuova formulazione dell’articolo prevede il ritiro della patente per una settimana se il conducente risulta in possesso di punti patente inferiori a 20 ma superiori a 10, al di sotto di questa soglia la sospensione sarà invece di 15 giorni. Se il conducente provoca un incidente o manda fuori strada un altro veicolo, oltre alle altre sanzioni previste i tempi della sospensione breve vengono raddoppiati. «Precedentemente l’articolo 173 del Codice prevedeva la sospensione della patente da 1 a 3 mesi in caso di recidiva nel biennio. Ora, se dopo la Camera il Senato approverà questo testo, è già dalla prima violazione e rientra tra i casi di sospensione breve», spiega Elena Maccanti (Lega), relatrice del provvedimento. E aggiunge la soddisfazione per «un lavoro molto approfondito, con oltre 100 soggetti ascoltati: c’è stato davvero uno sforzo per trovare su alcuni dei temi sulla sicurezza stradale le formulazioni migliori e consegnare al Parlamento il testo migliore possibile: quello che andrà in aula il primo marzo offre strumenti importanti».
Ora naturalmente le proposte dovranno passare al vaglio dell’Aula e poi del Senato, ma, in caso di approvazione, sui cellulari alla guida si annuncia una stretta. Così come sulla guida sotto effetto di sostanze stupefacenti: un altro emendamento approvato in Commissione lo ha parificato – negli accertamenti – a quello per la guida in stato di ebbrezza. Basterà un controllo per far scattare la sanzione, mentre con le vecchie regole l’assunzione di sostanze psicotrope andava dimostrato. Una previsione peraltro annunciata dallo stesso Salvini a Cagliari, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali: «Nel codice della strada che arriva il primo marzo ho previsto il ritiro della patente per chi viene trovato alla guida drogato. Drogarsi è da c….., mettersi alla guida drogato è da doppio c…..».
Tra le altre novità che hanno ricevuto disco verde, l’emendamento Lupi-Pisano (Noi moderati) che mette un freno agli interessi sulle multe fissando il tetto massimo ai due terzi della somma complessiva, quindi al 66 per cento. «Un atto di giustizia e di equità nei confronti dei cittadini – esultano i due esponenti politici – che non si troveranno più a dover pagare, dopo anni, interessi stratosferici di centinaia o addirittura migliaia di euro per non aver pagato una multa, magari per una dimenticanza o per temporanea impossibilità». Non passa invece l’emendamento presentato dal Pd a firma di Casu, Gianassi, Barbagallo, Ghio, Bakkali, Morassut, Roggiani e Mauri che chiedevano l’immediata installazione sui veicoli di dispositivi contro «la scia di sangue dovuta agli angoli ciechi».
Il testo viaggia ora verso le commissioni competenti per i pareri, per poi approdare in aula a Montecitorio il primo marzo. Ma intanto l’opposizione va all’attacco e annuncia un’interrogazione parlamentare. «Lo spot del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, senza indossare la cintura di sicurezza rappresenta la ciliegina sull’amara torta di una riforma del codice della strada che non interviene sulla causa principale di morte: la velocità», tuona il capogruppo Pd in commissione Trasporti Anthony Barbagallo.
Art. di Flavia Landolfi